Un’impresa tanto difficile quanto importante
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la sessualità “un aspetto centrale dell’essere umano lungo tutto l’arco della vita e comprende il sesso, le identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione” e descrive la Salute Sessuale come “uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale relativo alla sessualità; non consiste nella semplice assenza di malattie, disfunzioni o infermità. La salute sessuale richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali come pure la possibilità di fare esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizione, discriminazione e violenza. Per raggiungere e mantenere la salute sessuale, i diritti sessuali di ogni essere umano devono essere rispettati, protetti e soddisfatti .”
Quando si parla di comportamento sessuale, quindi, non si fa riferimento solamente all’aspetto coitale, ma anche al modo di relazionarsi con l’altro, all’espressione dell’affettività, al rapporto che si ha con il piacere e con il proprio corpo. La sessualità è una componente fondamentale dell’essere umano ed ha tre funzioni: relazionale, procreativa e ludica. Sin dalla prima infanzia i bambini si osservano, nascono curiosità, iniziano ad esplorare, insieme al mondo che li circonda, anche la propria corporeità, si interrogano sulle differenze esistenti tra il proprio corpo e quelli dei compagni del sesso opposto, o quello dei genitori e fratelli e sorelle maggiori. Lo sviluppo sessuale fa parte del ciclo di vita e viene influenzato anche dai messaggi che vengono trasmessi direttamente o indirettamente dalla famiglia, come ad esempio il modo in cui i genitori esprimono la propria affettività. Nonostante l’importanza di tale argomento, l’Italia resta uno dei pochi Paesi dell’UE in cui non sono obbligatori programmi di educazione sessuale all’interno degli istituti scolastici.
Come mai i genitori sono spesso restii nel parlare di sesso con i figli?
Le ragioni sembrerebbero essere principalmente due: la difficoltà di molti nel percepire i propri figli come sessualmente attivi e l’imbarazzo di toccare argomenti considerati “scottanti“. A volte si delega la comunicazione all’altro genitore o al sistema scolastico, innescando così un circolo di silenzio. Di conseguenza, la curiosità dei bambini viene affidata alla tv o altri mezzi di informazione, che non sempre trasmettono messaggi adeguati e corretti.
Quando poi i bambini crescono ed entrano nel periodo dell’adolescenza, c’è la tendenza a pensare che parlare di sessualità rappresenti un incoraggiamento ad avere rapporti sessuali, di conseguenza si tende a rimandare l’argomento, in altri casi la preoccupazione porta i genitori a porre delle domande in modo improvviso, domande che possono essere percepite dai ragazzi e dalle ragazze come indiscrete, emerse da un bisogno di controllo; questo perché non era mai stato creato uno spazio dedicato all’argomento prima di allora. Ci sono genitori che pensano che sia “ancora troppo presto per parlare di sesso, mio figlio/mia figlia non pensano a queste cose”, ma studi dimostrano che nell’ultimo decennio l’età media del primo rapporto sessuale si è abbassata in media di 4 anni per le ragazze e di un anno per i ragazzi.
Bisogna pensare che ogni volta che un minore non riceve risposta da parte di genitori o altre figure di riferimento, va a ricercarle in altri interlocutori: la rete, il gruppo dei pari, la tv, internet, che spesso danno risposte errate o fuorvianti, aumentando così il rischio di aumentare false credenze e informazioni sbagliate.
L’accesso facilitato ad internet, infatti, permette l’accesso ad una serie di immagini che possono facilmente confondere i giovani, le rappresentazioni di rapporti sessuali trasmesse dai video pornografici, inoltre, causano nei ragazzi aspettative irrealistiche, che avranno come conseguenze un abbassamento dell’autostima nel momento in cui si verificherà un rapporto nella vita reale. Spesse volte, dietro una disfunzione sessuale si cela proprio un’assente o scorretta educazione sessuale.
Non bisogna dimenticare che spesso la difficoltà dei genitori dipende anche da un’assenza di modelli educativi da tramandare ai propri figli, poiché non sono stati abituati a dialogare sull’argomento durante la propria infanzia o adolescenza.
Perché è importante aprire un dialogo ed educare alla sessualità?
- Per supportare il corretto sviluppo psicosessuale
- Offrire strumenti per accrescere l’autostima
- Proteggere da disfunzioni sessuali in età adulta
- Offrire strumenti per conoscere i principi della riproduzione umana, per esplorare le emozioni e i sentimenti, le relazioni interpersonali e familiari
- Rendere i giovani in grado di fare scelte ragionate e consapevoli
- Aumentare capacità empatiche
- Prevenzione di una serie di comportamenti sessuali a rischio nell’età evolutiva.
Favorire una sana consapevolezza del corpo e della sessualità, proponendo il sesso come una naturale espressione dell’amore e dell’affetto tra persone è estremamente importante per evitare che, con il tempo, l’argomento diventi tabù.
Vivere una sessualità serena e consapevole aiuta a proteggersi da una lunga lista di comportamenti a rischio: sesso non protetto legato al rischio di malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate, sexting (scambio di video e foto a sfondo sessuale via internet), atti discriminatori nei confronti dei pari.
Tra le principali conseguenze di assenza di messaggi educativi rispetto alla sfera sessuale emergono:
- credenze erronee riguardo il comportamento sessuale
- bassa autostima
- sentimenti di inadeguatezza e vergogna rispetto alla sessualità
- maggiore frequenza di atti di bullismo omofobico e cyberbullismo
- maggiore frequenza di atteggiamenti e comportamenti discriminatori
- maggiore frequenza di gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmesse
Come e quando affrontare l’argomento?
Non esiste un tempo giusto per aprire un dialogo rispetto alla tematica in questione, ognuno ha il suo e, se il disagio è molto forte, si può approfittare del momento in cui sono i figli a porre delle domande. E’ importante rispondere con contenuti realistici, senza deridere i bambini.
E’ altresì importante favorire una comunicazione basata sulla serenità e la fiducia, aggiungendo un pizzico di senso dell’umorismo. Nel momento in cui si sentono delle resistenze, si può chiedere aiuto ad uno specialista, in modo da poter lavorare sul disagio.
Si può rispondere alle domande che ci vengono poste portando anche degli esempi. I bambini non hanno filtri e quelli più scaltri e curiosi non esitano a chiedere, leggendo con molta attenzione l’imbarazzo del genitore che esita a rispondere o fuorvia la domanda; durante l’adolescenza invece, l’imbarazzo cresce anche da parte del ragazzo o della ragazza, che spesso evita di affrontare l’argomento.
Le risposte vanno modulate in base all’età e dipendono molto dal legame comunicativo che si ha con i propri figli.
Bisogna mantenere un ascolto attivo, senza esprimere giudizio, prendere confidenza con il glossario della sessualità, pensare che le parole pene e vagina si possono usare liberamente e con serenità.
In questo pocesso, il primo passo importante riguarda accettare il proprio figlio o la propria figlia come persona che ha una propria sessualità.
Rispetto ai metodi contraccettivi, se non si hanno adeguate informazioni, si può rinviare ai consultori disponibili sul territorio in cui si risiede o acquistare dei libri da leggere insieme.
Mantenere sempre una porta aperta fa percepire ai giovani che possono fidarsi dei propri genitori, che possono chiedere aiuto in un eventuale momento di difficoltà; in questo modo si crea un clima di fiducia reciproca e diminuisce il livello di preoccupazione.
Fonti:
roberta Giommi (1917). La stanza degli affetti. Giunti ed.
Bajos, N., Hubert, M., Sandfort, T. (2014). Sexual Behaviour and HIV/AIDS in Europe: Comparisons of National Surveys. Routledge, London
Amber Madison (1914). Parlare di sesso con i propri figli. Renderli consapevoli per proteggerli. Erickson ed.